Empatia per stare meglio
Dal Dizionario di Psicologia di U. Galimberti:
Empatia è la “capacità di immedesimarsi in un’altra persona fino a coglierne i pensieri e gli stati d’animo”.
L’empatia viene ampiamente utilizzata in settori quali la psicologia, il counseling, le relazioni di aiuto, ma probabilmente non è sempre chiaro il suo reale significato e l’applicabilità alla vita reale.
Ogni qualvolta si entra dentro la situazione dell’altro sia come ascolto attento e profondo che come compartecipazione emotiva, si sta entrando in empatia con l’altra persona. Essere empatici ha lo scopo di aiutare l’altro a sentirsi profondamente compreso, quindi non più solo con il proprio dolore, e quindi a riuscire conseguentemente a riorientarsi verso una direzione di uscita dall’emozione di dolore. Tutti gli atteggiamenti di ascolto superficiale, piuttosto che di minimizzazione e sdrammatizzazione del vissuto emotivo della persona sono altamente controproducenti a una risoluzione positiva del momento di difficoltà. Ecco quindi che in psicoterapia l’empatia, già con Rogers, diventa un pilastro terapeutico:
“sentire il mondo più intimo dei valori personali del cliente come se fosse proprio senza mai perdere la qualità del ‘come se’ è empatia (Rogers, La terapia centrata sul cliente)
Immaginiamo una situazione tipo.
Siamo a casa di Mario, un signore di 53 anni, che lavora in un ufficio di contabilità di un’azienda edile. È da poco rientrato dal lavoro e si è messo sul divano per riposarsi un po’. Sente squillare il suo cellulare e vede sul display il nome di Carlo, un suo amico d’infanzia con cui è tutt’ora molto legato. Non appena risponde si accorge che c’è qualcosa che non va. Infatti Carlo ha una voce molto bassa, quasi rotta da un singhiozzo. Carlo gli spiega che sua moglie Romina gli ha appena detto di non essere più sicura della loro relazione sentimentale e di volere un periodo di separazione per capire i propri sentimenti. Mario non è affatto sorpreso perché sa che il matrimonio del suo amico naviga in cattive acque già da tempo e non è la prima telefonata di questo tipo che riceve. Oltretutto la sua giornata di lavoro è stata faticosa e lui non aspettava altro che mettersi a guardare il suo telequiz preferito. Così dice a Carlo di non preoccuparsi, che sicuramente si sistemerà tutto proprio come tutte le altre volte.
Secondo voi Mario ha avuto un atteggiamento empatico oppure no?
Direi proprio di no, in quanto ha minimizzato il sentire di Carlo e lo ha preso un po’ alla leggera. Questo estratto di vita quotidiana potrebbe riguardare tutti noi. Infatti a chi non è successo di sentirsi raccontare i problemi da un amico senza avere voglia di ascoltarli realmente? Diverso è però se la persona in difficoltà siamo noi stessi e dall’altro capo del filo troviamo un amico un po’ assente. Allora si che ci accorgiamo dell’importanza di sentirsi ascoltati davvero. Sentirsi accolti nel proprio dolore da un altro comprensivo è un primo e importante passo verso la risoluzione del vissuto di angoscia. Ecco quindi che l’empatia diventa un importante strumento non solo negli ambiti strettamente terapeutici, ma anche e soprattutto nel livello emotivo della comunicazione umana in genere.