TangoTerapia. Capitolo terzo
Eccoci al nostro ormai consueto appuntamento settimanale con il tango. Come già anticipato nell’articolo della scorsa settimana, vorrei riportare, attraverso le parole di alcune delle persone che hanno partecipato a questa esperienza, come è stato il vissuto e quali sono i ricordi.
Donna, 38 anni:
Esperienza interessante. Un primo approccio col tango, con la sua musica coinvolgente e con le emozioni che suscita. Un confronto con persone diverse da me, lì per ragioni diverse dalle mie. Una condivisione di storie e di vissuti nell’intreccio di coreografie semplici ma che ti mettevano continuamente di fronte ai tuoi limiti. Il mio limite? Permettere a una persona che non conosco di entrare nel mio spazio e trovare una sintonia insieme. Il capire che per me era difficile mi ha portato a farmi delle domande, trovare le risposte nel gruppo è stato stimolante.
Donna, 35 anni
Esprimere in parole l’esperienza al gruppo di tangoterapia mi risulta un pò difficoltoso…come del resto ho difficoltà proprio in genere ad esprimere certe cose e spiegarmi….ma ci provo! Innanzitutto lavorare e mettersi a confronto in un gruppo di persone “sconosciute” è inizialmente imbarazzante quanto emozionante poi nella condivisione…mi ha fatto sentire “un pò meno diversa”. Il lavoro con il tango, il corpo e le emozioni lo ricordo piacevolmente come un ascoltarsi, ascoltare, fidarsi, affidarsi e lasciar andare!!!
Donna, 37 anni
Ogni tipo di esperienza insegna e lascia sempre qualcosa sia di positivo che di negativo. La TangoTerapia e’ un esperienza che io ho fatto con piacere e mi ha lasciato cose positive, oltre che conoscere nuove persone, ho imparato i passi base del bellissimo e sensuale ballo che e’ tango! Peccato che e’ durato poco! Se avete la possibilità di farlo, consiglio vivamente questa esperienza! Ed io ringrazierò sempre la Dott.ssa Maria Giorsa e l’insegnante di tango Natalia Giacchino!!!
Uomo, 38 anni
Il Tango era quel sogno proibito al mio pensiero, troppo bello da poter raggiungere e per questo “quanta paura poterlo attuare”. Il laboratorio di Tango terapia è stata la chiave per aprire la porta a questo sogno. Il laboratorio è stato certamente innanzitutto danza e musica, ma poi si è rivelato ri-educazione della mia postura corporea, del mio equilibrio, del mio poter abbracciare ed essere abbracciato dagli altri, si è ri-velato quindi una ri-educazione alla vita. Il tango che mi è stato insegnato durante il laboratorio è un ballo in costante dialogo con la bellezza della vita, piacere del con-tatto, del sentire e del sentirsi, piacere dello stare in gruppo, di essere scelti dagli altri, di lasciarsi voler bene e curare. Col tango ho scoperto che potevo mettere in danza la mia parte triste trasformandola. Durante il laboratorio prima di tutto c’è stata l’esperienza, durante la prima ora di ballo, di prova e di contatto; poi la riflessione libera in gruppo nella seconda ora. Tutto accompagnato dalla creatività, dal gioco e soprattutto dal piacere. Abbiamo scelto colori, fatto disegni assieme, raccontato di ruoli, di relazione nella coppia, di matrimonio, di fede, e di tutto quello di cui ci andava raccontare. Uno degli aspetti più belli del laboratorio è stato per me il gruppo. Il tango è ballo di coppia, ma il principio base nel laboratorio è sempre stato quello di cambiare continuamente partner e scambiare di continuo i ruoli. Durante il laboratorio ho potuto riscoprire da un verso il piacere della creatività corporea del leader (di colui che guida) nella danza e dall’altro il piacere di lasciarmi guidare (anche come maschio ho potuto danzare la parte tradizionalmente ballata dalla donna). Il laboratorio mi ha dato fiducia e sicurezza, mi ha permesso di riappropriarmi della mia corporeità e dunque di me stesso: lo scrive uno che ha subito ben tre interventi chirurgici alla schiena. Quante esperienze si possono vivere con una nuova consapevolezza attraverso il tango: le gambe come radici dell’albero che penetrano dentro il pavimento, il cuore come la luce e la forza da cui far partire il movimento e la comunicazione con l’altro, appoggiarsi all’altro pur rimanendo sul proprio equilibrio. Il laboratorio è stata l’esperienza giusta che mi ha dato fiducia per iniziare la scuola di tango, andare alle milonghe, godere del gruppo, conoscere tanti nuovi amici: mi ha aperto un nuovo modo di vivere, a nuove abitudini, accettando l’invito ad uscire fuori dalla mia “zona di confort” lavorando sulla mia intenzionalità e sul mio carattere. Scrivere del Tango oggi per me significa scrivere della mia vita trasformata. Ho imparato che ballare il tango è imparare a danzare la vita con tutti i suoi inevitabili momenti: di gioia, di amore, di tristezza e a volte di morte.
Questi sono, dalle parole di alcuni partecipanti al gruppo, gli apprendimenti (emotivi, corporei, coreografici e relazionali) che sono emersi dal partecipare a un gruppo di TangoTerapia. Le esperienze che riporto sono rappresentative solo del gruppo di volontari normodotati, poiché non è stato possibile rintracciare gli utenti del gruppo Parckinson. Ritengo in ogni caso che siano testimonianze preziose perché rendono pienamente, nonostante siano trasorsi alcuni anni, le tante sfaccettature di questo lavoro e la ricchezza di esperienza per chi lo ha vissuto. Ringrazio con grande affetto coloro che si sono prestati all’epoca a partecipare e ancor più chi oggi ha voluto condividere con tutti noi quei momenti.
Nel prossimo articolo parlerò degli esiti e delle riflessioni conclusive del percorso di Tangoterapia. Non mancate!