Emozionarsi in un abbraccio. La milonga
Vi voglio raccontare il gioco della “milonga”.
Letteralmente milonga significa “sala da ballo”.
Le milonghe, in senso più ampio, sono le serate in cui i ballerini si incontrano per danzare.
Dalle parole di un milonghero (cioè il frequentatore di milonghe):
“Non c’è alcun dubbio che la milonga abbia un’efficacia simbolica particolare sulle nostre vite. Noi che la frequentiamo assiduamente e che occupiamo in forma ossessiva ogni sera lo stesso tavolo configuriamo una scena quasi simile in ciascuna milonga che ci vede ospiti. Cambia la milonga ma c’è un paesaggio quasi permanente; noi membri di questo paesaggio ci guardiamo e ci salutiamo quasi con una dinamica speculare. Ogni sera si celebra una festa pagana senza dire cosa festeggiamo.” Jorge Juanatey
Ecco cosa succede nelle milonghe più tradizionali.
Immaginate una sala accogliente, con luci soffuse. Al centro si apre uno spazio per le coppie che ballano. Tutto intorno piccoli tavoli rotondi con una candela accesa. Le dame si scambiano commenti sui tangheri dietro ventagli di pizzo. L’eccitazione si accentua con l’ingresso in sala. E’ lì che ha inizio il gioco degli sguardi.
Ci si accomoda, si indossano le scarpe per il ballo e si attende che qualche sguardo incroci il proprio.
L’uomo tanghero non si avvicina al tavolo per invitare la donna, anche questo fa parte del rituale, perché un rifiuto comprometterebbe la sua immagine: l’uomo guarda, scruta e cerca con lo sguardo la ballerina che ha scelto. Se lei ricambia lo sguardo c’è accettazione dell’invito. il tanghero fa un cenno del capo (cabeceo) e ci s’incontra in pista.
A questo punto è avvenuta una scelta reciproca, entrambi i ballerini si sono cercati e scelti senza obbligo né costrizione. I corpi si predispongono ad iniziare quella meravigliosa alchimia di cui il tango necessita. Nel breve spazio della tanda, ossia la sequenza di tre o quattro brani durante i quali si mantiene la coppia, si crea una magia, si accetta un abbraccio caldo, morbido, permissivo ma stabile. Una breve ma intensa passione della durata di una tanda.
Durante il ballo non si parla poiché si comunica con il corpo, non solo attraverso i segnali che l’uomo dà per guidare la donna, ma anche e soprattutto attraverso il sentimento, le emozioni, la tonicità e musicalità che scorre da un corpo all’altro senza soluzione di continuità.
Ballare il tango vuol dire coinvolgersi con il corpo, con i sensi, con il sentimento.
Condividere un tango, al di là degli stili, non può prescindere dalla partecipazione completa dei ballerini che si incontrano in un abbraccio emozionato e condiviso. Si tratta di una disponibilità non solo corporea ma anche dell’anima, un dirigersi aperti e comunicativi verso la persona che stiamo abbracciando.
Il tango è un animale senza testa: ha quattro gambe e quattro braccia e un solo cuore, che agisce d’istinto seguendo solo il ritmo della musica. I ballerini che tendono a controllare i loro movimenti, esercitando una vigilanza razionale eccessiva, non sono pronti a ballare un buon tango.
Nell’abbraccio del tango, E. Muraca