La Psicoterapia Biosistemica
La Psicoterapia Biosistemica nasce grazie alle ricerche dello psicoterapeuta americano Jerome Liss: il suo approccio terapeutico è influenzato dall’attiva collaborazione con Henri Laborit (neurofisiologia delle emozioni), Ronald Laing (psichiatria fenomenologica) e David Boadella (modello embriologico).
La Societa’ Italiana di Biosistemica si è costituita ufficialmente nel 1986.
Il modello teorico Biosistemico si fonda su due componenti, quella biologica e quella sistemica.
– Ernst Gellhorn ha mostrato il funzionamento del sistema nervoso autonomo (SNA) nelle sue due componenti simpatica e parasimpatica, osservando che in condizioni fisiologiche esse si alternano in maniera equilibrata, mentre in condizioni anomale, i due sistemi mettono in atto una “scarica simultanea”che crea disfunzioni sia a livello corporeo che a livello emotivo.
– Henri Laborit, interessandosi alle reazioni dell’organismo di fronte allo stress, ha osservato che l’inibizione dell’azione crea degli squilibri psico-fisiologici.
L’origine sistemica permette di integrare e connettere meccanismi corporei e mentali, così da dare vita a processi caratterizzati da un’organizzazione in cui tutte le parti sono in connessione tra di loro.
In tal modo è possibile intervenire non solo su dinamiche individuali ma anche su strutture più complesse, come le relazioni familiari, o quelle professionali, fino a trattare questioni riguardanti gruppi e comunità.
Il percorso terapeutico si sviluppa permettendo a tutte le funzioni dell’individuo di svilupparsi e di integrarsi tra di loro. Quindi, al fine di ottenere un benessere, tutti i sottosistemi, quello emotivo, quello corporeo e quello cognitivo, dovranno non soltanto “funzionare” bene, ma anche interagire fluidamente l’uno con l’altro, affinché ci sia un completo sviluppo mente-corpo della persona.
Ecco, quindi, che le tecniche specifiche possono essere considerate “creative”, nel senso che si applicano in maniera aperta, senza cioè che effetti o conclusioni siano predeterminati.